MALEDETTA 13_4_2010 by Roberta

MALEDETTA 13_4_2010 by Roberta

autore:Roberta [Roberta]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-04-21T09:46:25+00:00


TRAGEDIA INUTILE

di Alfredo Colitto

Quando esco di casa il sole è appena un’idea dietro la cappa grigia. Non piove, non tira vento, solo nuvole bas-se e grigiore. Clima padano, un bello schifo.

La donna mi viene incontro sul marciapiede. Abito corto, stivali e pelliccia bianca finta. Per un attimo mi sembra una prostituta che si è dimenticata di tornare a casa a fine lavoro, poi la riconosco. È Ivona, la compagna di Giulio.

Cioè, la sua ex, visto che Giulio è morto tre giorni fa.

Si ferma a due passi da me, come se temesse di avvicinarsi troppo. Alla fine sono sempre un poliziotto, uno da cui tenersi alla larga.

“Giulio non doveva essere in quella strada”, dice. “Dal cantiere a casa non si passa di là. Tuoi amici non interessa sapere come è morto”. Tono amaro, pieno di rabbia e di accusa. È questo che mi fa sbottare. Questa idea per cui i poliziotti sono sempre bastardi e incompetenti, a prescindere.

“Credi davvero che non ci siamo chiesti come mai era su quella strada, e come mai era sceso dalla macchina proprio in quel punto, in mezzo alla campagna? Credi che siamo tutti scemi?”. Ho alzato la voce, mi aspetto quasi che faccia un passo indietro, ma non lo fa.

“Il motivo per cui l’indagine è stata chiusa è perché Giulio è stato colpito da un fulmine. Non si tratta di un omi-cidio, perciò cosa ci facesse lì resteranno per sempre cazzi suoi. È chiaro?”.

Altre persone stanno uscendo di casa. Uomini con cartel-la di nylon sotto il braccio, donne con bambini da portare a scuola prima di andare in ufficio. Fanno tutti finta di 91

MALEDETTA 13_4_2010 21-04-2010 11:46 Pagina 92

MALEDETTA FABBRICA

non vederci. Ivona può essere la mia amante, o una clandestina che mi ricatta, o magari la ricatto io, chi lo sa. Il punto è che quando c’è di mezzo un vicino di casa, che è anche ispettore di polizia, è meglio farsi i fatti propri e non fermarsi neppure per dire buongiorno. È un atteg-giamento che mi dà sui nervi, ma stavolta è meglio così.

Ivona copre rapidamente i due metri che ci separano, si ferma davanti al mio viso e mi fissa con i suoi occhi verdi che da vicino sembrano ancora più grandi. Con i tacchi è più alta di me.

“Giulio era tuo amico”, dice. “Parlava sempre di te, diceva che di te ci si può fidare. Scopri come è morto”.

Le leggo in faccia una disperazione che mi muove qualcosa dentro. Devo farmi forza per risponderle con calma.

“Ascolta, Ivona”, le dico. “Prima di tutto io sto all’ufficio denunce, non faccio indagini. Secondo, se sai qualcosa che non hai detto alla polizia, devi…”.

Ma lei si è già voltata e si allontana, con un rapido tic-chettio degli stivali sul marciapiede grigio come il cielo.

So che non devo farlo, ma invece di andare subito in ufficio passo dal datore di lavoro di Giulio. Lo intercetto mentre scende dal camion con il nome della ditta sulla fiancata, insieme a due operai rumeni, davanti al palazzo che stanno ristrutturando.



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